mercoledì 20 gennaio 2016

LIBRI : ANNA MAGNANI Biografia di una donna di Matteo Persica

                                              
A fine gennaio esce una biografia che, grazie a Matteo Persica , presenta la grandissima ,unica  Anna Magnani . ANNA MAGNANI  Biografia di una donna di Matteo Persica.  Prefazione Maurizio Liverani.  Editore Odoya. Non la solita biografia, bensì un ritratto della sua vita molto profondo. in cui  l’autore mette in risalto i diversi aspetti della sua personalità e le sue  varie sfaccettature. Una borgatara amica  di Trilussa, battuta mordace,  lingua tagliente come le popolane della Roma di quegli anni ma anche  capace di interloquire con Brando e Bette Davis. Un ritratto con aneddoti e testimonianze a viva voce della Magnani. Scritto dal punto di vista di Anna Magnani mi spiega Matteo Persica. Frutto di un lavoro di ricerca durato ben 8 anni. In tutto il mondo : dagli Stati Uniti alla Francia. Donna  gelosa nella vita e perfetta nel ruolo della moglie in Molti Sogni per le strade.  Conosciamola attraverso il libro.  . Matteo Persica “Da tanti anni durava la mia fraterna amicizia con Anna Magnani. Lascio volentieri ad altri giudicarla nella sua grande e istintiva arte, anche se, per quanto mi riguarda, con la sua scomparsa esce dalla scena l’ultima superba insostituibile attrice italiana, e non italiana. E dimentico ciò ch’io scrissi per lei, quando ancora il cinematografo e il teatro non le avevano dato ciò che Anna, in seguito, avrebbe restituito con la prodigalità del genio che talvolta, ma raramente, illumina e infuoca la bravura di un attore. Infatti, come per i veri Poeti, i grandi attori e le grandi attrici si contano sulle dita di una mano. Di una mano sola. Guardo Anna come creatura umana. Guardo Anna quale fu nella sua "parte" di donna passionale e appassionata; vibrante di vita come un elemento della natura, fuoco o ghiaccio, vento o pioggia. Aveva paura soltanto di se stessa, dei suoi istinti, delle sue tenerezze, della sua maternità, delle sue antipatie fugaci o tenaci. Credo che Anna non abbia mai detto una bugia. E se l’ha detta, l’ha detta soltanto a se stessa; scontandola, poi, sia pure a distanza di tempo, e sempre contro se stessa. Posso parlare di lei in "presa diretta", anche se queste parole di accorato ed inutile saluto, mi fanno male e mi sconvolgono come l’attacco di una malattia. (Ben comprendo il chirurgo che rifiuta di operare un familiare o l’amico più caro. A noi giornalisti possono pur essere riservati questi amari compiti. La penna come un bisturi).Forse la sola parte che non ha saputo interpretare, gliel’ha imposta, a tradimento, il male crudele che l’ha aggredita; e proprio al momento in cui aveva deciso di lasciare la sua casa in piazza del Gesù allontanandosi dal rumore del centro, per trasferirsi in un casale restaurato sulla via Appia. Si era scelta la più romana delle strade romane. «E vi sono alberi, e si indovina la romanità nell’aria, – mi diceva – e antichi olivi. Dev’essere squisito l’olio della via Appia!» Le sue risate erano fresche come l’acqua di un puro ruscello. Le si oscurava lo sguardo quando sentiva il lezzo dell’ipocrisia. Le giornate che Anna chiamava "nere" potevano procurarle angosce cupissime, anche per contrasti insignificanti. Voleva bene alle sue bestiole con una tenacia ed una pazienza poetiche. Una sera la vidi in lacrime perché le era scappato dalla gabbia un merlo parlante. Altra volta si lasciò ferire, e gravemente, da uno splendido gatto d’Angora, di pelo biondo, che aveva riportato dalla California. Il gatto era sfuggito alla sorveglianza, per discendere a "fare il gatto" (disse così) nel cortile di Palazzo Altieri. Era donna ordinatissima. Quella sua aria scapigliata faceva parte del suo naturale "trucco" quotidiano, nella meticolosità di una pulizia che rifuggiva dalle ciprie e dai profumi dolci e smorfiosi. Sapone, e basta. Se faceva un’elemosina, mirava cocciutamente a non farlo sapere a nessuno. Aveva conosciuto le ristrettezze delle piccole compagnie di prosa. La sua casa non somigliava davvero a quella di una diva, ma, piuttosto, alla dimora di un pittore o di uno scrittore. A lato della scrivania, nel suo studio, che serviva anche da camera da pranzo, il ritratto di Eleonora Duse. Una notte di alcuni anni fa, mentre mi riaccompagnava a casa nella sua piccola macchina, frenò bruscamente davanti ad una giovane prostituta che posteggiava sul Lungotevere. Faceva molto freddo, e pioveva. Discesi con lei. Improvvisamente, come di scatto, era diventata di cattivo umore. E, tra le due, si svolse questo dialogo.

«Mi riconosci?»
«Tu sei Nannarella.»
«Sono una donna, e, poi, Nannarella. Ma non senti freddo?»
«Sì. Ma lo "devo" sentire!»
Aprì la borsetta e diede alla giovane alcuni fogli da diecimila lire, dicendole: «Vattene a letto, stanotte, e da sola!» Quella non ringraziò. Guardò Anna come intontita. Ed Anna risalì nell’automobile, esclamando con voce dura e profonda: «Ammazzalo, quanto fa freddo ne la vita!» Mi cadono addosso, dalla memoria, innumerevoli ricordi; esperienze vissute a contatto di gomito; un vero piovere di sentimenti; chicchi di grandine sul vetro opaco del passato remoto. Ed Anna non c’è più! Ad Anna non posso più telefonare la sera per dirle il mio saluto, sentendomi riconoscere alla prima parola. Si divertiva alla mia incipiente sordità. «Parlo forte, perché sei diventato sordo!» E giù, la sua risata, ch’era una cascata di perle. Perché Anna, quando rideva, ti faceva sentire la schiettezza prepotentissima del suo carattere che schivava le fisime fasulle, e senza complimenti mondani. L’ho vista più volte e più volte litigare con chi le dava torto; quasi allegre baruffe, ma la parola giusta le usciva dalla bocca sempre al riflesso della sincerità. Non era pertanto facile alle persone oblique giocare con Anna in termini cortigiani. Nel marzo del 1949 l’accompagnai a Londra, dove si proiettava, in uno dei cinematografi più eleganti, il film L’Onorevole Angelina, diretto da Luigi Zampa. Si trattava di un film crudo che Zampa aveva saputo egregiamente comporre in chiave realistica e pertinente. La trama si muoveva fra le quinte di una squallida borgata romana del dopoguerra. Anna appariva in veste di popolana "fumantina", per dirla con il Belli, decisa a far valere la sua miseria come la sua giustizia. Zampa, come prima Roberto Rossellini in Roma città aperta, aveva lasciato ad Anna le briglie sul collo. E il film, al quale il sottoscritto collaborò marginalmente nella prima parte della sceneggiatura, raccolse uno strepitoso successo. Quando, alla fine dello spettacolo, il pubblico sofisticatissimo si levò addirittura in piedi ad applaudire e a chiamare Anna alla ribalta, gli inglesi si aspettavano l’apparizione dell’onorevole Angelina nel suo costume poverello. Anna apparve indossando una splendida toletta di Dior e al direttore del locale che le porgeva un fascio di rose rosse rivolse in inglese il suo ringraziamento al pubblico. "Venne giù", come si dice a Roma, il teatro, in un secondo scroscio di applausi. Di quel soggiorno in Gran Bretagna mi piace ricordare ancora un’altra serata, e, per meglio dire, un ricevimento che il nostro ambasciatore Duca Gallarati Scotti volle dare in onore di Anna. Nel frattempo i quotidiani inglesi avevano dedicato ad Anna lunghi articoli di lode, e per il film di Zampa e per il ricordo della sua splendida interpretazione nel film di Rossellini Roma, Città Aperta. Tutta Londra elegante raccolse l’invito del nostro ambasciatore nella sontuosa sede della rappresentanza italiana. Ed anche quella notte Nannarella interpretò sovranamente la sua parte. Vestiva un abito di raso nero, "macchiato" da una orchidea bianca. Si rinnovò il trionfo del film. Dopo la cena, a tarda ora, il duca Gallarati, diplomatico e letterato finissimo, offrì, a sorpresa, ad Anna una chitarra, dicendole: «Signora Magnani, lei ha una voce incantevole e ci conceda l’onore ed il piacere di ascoltare una sua canzone.» Anna sorrise all’invito, rispondendo: «Ne canterò due. Ma in romanesco.» Gli ospiti, italiani ed inglesi, ascoltarono in silenzio quasi mistico il cantare profondo e tèpido di Anna. Voce che poteva sollevare anche una canzonetta alla purezza dell’arte alta. Se Eleonora Duse avesse avuto voce per cantare, avrebbe forse cantato come Anna in quella lontana notte del 1949. Addio, Anna! Quanto eri brava. E bellissima come se fossi stata bella! (Tratto da "Nannarella vista da vicino" di Fabrizio Sarazani «Il Tempo», 27 settembre 1973). Anna Magnani unica e irripetibile. Un libro imperdibile da leggere con attenzione per conoscere non solo l’attrice ma anche la donna. Curiosità:
Il 21 Marzo si festeggiano i sessant’anni dall’Oscar di Anna Magnani per il film di Daniel Mann La rosa tatuata. Nel 1956 la Magnani era all’apice della sua carriera, tra alti e bassi era diventata una diva internazionale con capolavori come i rosselliniani Amore o Roma città aperta, ma anche con il film meta-cinematografico Bellissima di Visconti, conosciuto e apprezzato. da entrambe le sponde dell’Atlantico.Ma l’attrice non amava affrontare il nuovo continente: da un lato odiava volare e dall’altro non era propriamente avvezza a gestire l’invadenza dei media e dei fan statunitensi come aveva dimostrato nel suo primo viaggio a New York. In fondo, Anna era una donna semplice, capace di spaventarsi per un ascensore le cui porte “si chiudevano da sole” e di implorare l’amico Indro Montanelli di non lasciarla in balia di queste novità.
Per questo, ma anche a causa della malattia del figlio, Anna decise e dichiarò da subito che non avrebbe affrontato un viaggio negli USA per il galà di consegna delle statuette, cosa che di solito equivale a “partire con il piede sbagliato”. Eppure un folto e caloroso gruppo di sostenitori, riuniti e pubblicizzati dalla rivista Grazia, tirò la volata alla “vera mamma” che, a loro dire, si meritava l’Oscar nonostante (anzi a ragion di più) non volesse allontanarsi dal piccolo Luca. All’appello aderirono nomi del calibro di Gina Lollobrigida, Alessandro Blasetti, Lea Padovani, donna Carla Gronchi, moglie del presidente della Repubblica, Giulietta Masina, l’Associazione giornalisti cinematografici, Goffredo Lombardo, Silvana Mangano. Vinse l’ambita statuetta e nel momento della proclamazione (il discorso lo tenne Brando con cui Anna poteva già vantare un’amicizia) stava dormendo, evitata la radio per tutta la notte con la consueta e amata passeggiata con i cani. Matteo Persica è un  vero e proprio esperto di Anna Magnani. Nel  libro appaiono anche la dedizione, tenacia, studio e voglia di mettersi in gioco che
contraddistinsero l’esperienza di Nannarella con la recitazione. Lei poteva permettersi di non provare come per la scena che la rese immortale in Roma città aperta  che non era stata provata prima: fu lei e non il regista a renderla il capolavoro da manuale di storia del cinema. Una sola cosa non riuscì a Nannarella: tenersi Roberto Rossellini. Ma dopotutto la gelosia della donna romana per eccellenza non poté nulla contro la più temibile rivale: Ingrid Bergman.  Matteo Persica, nato a Roma nel 1982, è uno studioso di cinema italiano che da anni si occupa assiduamente della valorizzazione della figura di Anna Magnani. Nel 2007 realizza il documentario Nannarella 100. Nel 2010 crea l’associazione “Amici di Anna Magnani”, coinvolgendo nomi della cultura e dello spettacolo internazionale, da Franco Zeffirelli a Helen Mirren. È ideatore e direttore artistico del premio “Anna Magnani”, che a oggi ha avuto due edizioni: nel 2012 (premiati Franca Valeri e Franco Zeffirelli) e nel 2014 (premiati Paola Cortellesi e Giovanna Ralli). Negli ultimi anni è stato più volte invitato dai media a parlare di Anna Magnani in qualità di biografo, con interviste su giornali, radio e televisioni nazionali. Anna Magnani Biografia di una donna di Matteo Persica Prefazione Maurizio Liverani Editore Odoya Pag. 414 , € 22  In libreria dal 28 gennaio 2016.

 

 






 

 

 

 

 

 

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